Funerale di un ego virtuale
(Saluti finali e un nuovo inizio, forse)
Ho cancellato per sempre l'account di facebook. Adesso non sentirti in colpa se appare la scritta sti cazzi sul display della tua mente. La cosa divertente è che neppure a me importa tanto. È solo che rifletto sui rapporti virtuali: sapessi quante persone ho amato, odiato, sentito vicine oppure lontane in questi anni vissuti tre metri sopra il modem. Era tutto vero, ma per finta. E se un giorno ci svegliassimo in un'altra dimensione e ci rendessimo conto che è stata solo una finzione scenica? La vita intendo, e non solo quella online. Ma allora perché ci ostiniamo così tanto a sopra(v)vivere, anche a noi stessi? Una risposta provo a darla, ma non credo ti piacerà: l'ego!
Ho deciso quindi di celebrare il funerale dell'ego virtuale per chiudere una storia iniziata nel 1997, quando papà comprò il primo lentissimo dannato modem, e continuata sino ad oggi. Se Titoli provvisori per un romanzo postumo è un progetto nato dal bisogno di celebrarne la memoria, perché non tributargli un ultimo saluto? Il testo che stai per leggere lo scrissi circa tre anni fa, proprio su facebook. Questa è la versione 2.0. Non trovi fantastico poter fare l'upgrade di un addio?
T'invito al mio funerale
Carissimo/a,
non so cosa possa avermi portato via da te, ma ormai è successo. Non preoccuparti per me, sono sicuro che starò bene nell'aldilà. Mi spiace non poterti lasciare niente, ma nulla ho posseduto se non le emozioni. Certo, se fosse possibile, vorrei fossero donati gli organi, ad eccezione dei polmoni e del cervello. Perché ho fumato troppe sigarette e perché non vorrei che qualcuno diventasse intelligente come me. Se dovesse avanzare qualcosa, crematelo.
Sono sempre stato un gran rompiballe, soprattutto con me stesso, e non esiterò quindi a chiederti un ultimo favore. Anzi, una serie di favori. Innanzitutto, non voglio un funerale religioso. Sì, in vita sono stato anche cattolico praticante per un breve periodo, ma sono tanti anni che non mi riconosco più nelle religioni. Nulla di personale trascendentale.
Non vestirti in modo elegante, l'unica eleganza che abbia mai cercato è quella del pensiero. A proposito, nessuno è mai riuscito a raggiungere le vette della filosofia platonica. Anzi, credo che Socrate sia una sua invenzione! Scusa, mi sono lasciato prendere la mano. Mi sarebbe piaciuto essere un filosofo da grande, ma sono rimasto piccolo.
Oddio, ho perso il filo! Ah, ecco, si discuteva di l'eleganza. Ti consiglio jeans e scarpe da ginnastica perché si va al mare, a Lucrino. Ho vissuto lì dai due ai diciotto anni ed è in quel mare, anche se spesso sporco, che voglio vengano sparse le mie ceneri. Attenzione al vento, sarebbe sgradevole vederti sputacchiare tutto il tempo quel che resta di me. E porta anche un bell'impianto stereo. Vorrei ascoltare un'ultima volta la musica che ho amato. Va bene, tanto lo so che al massimo rimedierai un portatile con due cassettine: alta infedeltà!
Vedi, la musica l'ho amata davvero tutta ed è difficile pensare ad una compilation per quando sarò postumo dell'idea di me stesso. Ricordo il primo 45giri che chiesi in regalo a papà, la sigla di Ufo Robot. Peccato che non abbia mai digerito le insalate di matematica e che non mi sia mai sentito un miracolo di elettronica, e non ho neppure visto avverarsi quel fantomatico miracolo italiano vaneggiato anni fa da qualcuno.
Qualche tempo dopo, pur non essendo ancora in grado di far funzionare lo stereo, - soprattutto il giradischi, posizionato di proposito su un mobile troppo alto per un bambino - gli chiesi la colonna sonora di Guerre Stellari.
Fammici pensare, una giornata d'inverno e un gruppo di persone attempate sulla spiaggia che ascoltano musica: non trovi sia bella quest'immagine? Come faccio a sapere che accadrà d'inverno? È che mi piacerebbe andare via con il freddo, così come sono arrivato. Te lo ricordi che sono nato 196 anni dopo Ugo Foscolo, vero? Va bene, ti semplifico il calcolo, è successo il 6 febbraio 1974. L'unica cosa che ci accomuna è l'aver vissuto fuggendo di gente in gente. Non che non ci siano state persone cui abbia voluto bene, anzi. Ma l'euforia che ti dà la solitudine, ah che cosa meravigliosa! O forse è una merda. Non lo so. E adesso non incazzarti se ti ho dato dell'attempato/a: sono troppo vecchio per morire giovane e neppure tu hai più vent'anni, ammettilo!
Già, ammettere la verità. Penso mi piacerebbe poter dire che non rimpiango nulla, proprio come cantava Edith Piaf. Ma sarebbe una bugia, e non sono capace di mentire. Avrei potuto creare degli account anonimi e spargere odio come fanno in molti, ma ho sempre preferito espormi con il mio nome e cognome, nel bene e nel male. E dell'odio altrui non so cosa farmene. Preferisco l'amore. A proposito (d'amore), lo sai che mamma usa questo brano come suoneria del cellulare?
Già, ammettere la verità. Penso mi piacerebbe poter dire che non rimpiango nulla, proprio come cantava Edith Piaf. Ma sarebbe una bugia, e non sono capace di mentire. Avrei potuto creare degli account anonimi e spargere odio come fanno in molti, ma ho sempre preferito espormi con il mio nome e cognome, nel bene e nel male. E dell'odio altrui non so cosa farmene. Preferisco l'amore. A proposito (d'amore), lo sai che mamma usa questo brano come suoneria del cellulare?
E sai che una volta sono stato a Parigi e ne ho visto la casa natale in Rue de Belleville 72? La capitale francese è bellissima, ma la città che ho amato di più è Stoccolma. Mi piace il nord, anche se sono napoletano. Forse è il concetto di ciò che è sempre più su di dove ci si trova in un punto dell'esistenza a piacermi. Però poi, presto o tardi, si torna sempre all'idea di se stessi, anche quando sai che è sbagliata; ad un amore che appare tanto più vero quanto più infelice, e sempre al sud. Eppure, sarebbe così facile distinguere l'amore dal non amore. Il primo ti porta alla vita, e l'altro da tutto ciò che devi imparare per poter vivere (in) un'altra vita. Alla fine, sono utili entrambi, così come bene e male non sono contrapposti, ma complementari.
Sin qui ti ho raccontato di brani importanti per me, ma se dovessi sceglierne uno soltanto, allora vorrei essere ricordato per quel desiderio di libertà che porto scolpito dentro, come le iniziali di due giovani amanti sulla panchina di un parco. Non immagini neppure quanto mi sarebbe piaciuto essere affrancato, almeno per un istante, dai miei pensieri. Ecco da cosa ho cercato di fuggire. E dalle persone reali e virtuali in cui li vedevo riflessi, soprattutto quando avevo voglia di dimenticarmi.
Scommetto che non lo sai che Tullio De Piscopo, il mio batterista preferito, ha inciso 11 dischi con Astor Piazzolla. Perdonami, a prendere il sopravvento adesso è stato il ricordo di un me che scriveva di musica e musicisti. Ho amato tanto la batteria, anche se studiare il ritmo mi ha sempre annoiato. Sono caotico e disarmonico, ad eccezione di quando scrivo. Ma suonare avviene in tempo reale, e non ci sono taglia e incolla postumi (e anche un po' posticci) a salvarti. E non mi piace neppure ballare, anche se ho una consolle da DJ. Adesso però sono io a volerti dedicare una canzone. È un augurio affinché tu possa essere felice.
Aspetta, forse non c'è mai davvero riuscito nessuno ad essere felice. Così, con le parole del mio attore preferito, Jerry Lewis, ti dico che: la felicità non esiste. Di conseguenza non ci resta che provare ad essere felici senza. Ora che le mie ceneri sono sparse al vento e che non c'è neanche bisogno di una lapide, mi sento sollevato dalla responsabilità di pensare all'epitaffio. Ho scritto tanto, ho parlato di più e un po' di silenzio non mi farà certo male. Niente discorsi commemorativi, quindi. Anche perché sono troppo egocentrico per sopportare l'idea che qualcuno parli bene di me in mia assenza.
Ti ho voluto bene, a modo mio.
Massimiliano
P.S. Sono un fan dei Genesis e, se vorrai ricordarmi, ascolta questo disco in un giorno d'inverno.
P.S. Sono un fan dei Genesis e, se vorrai ricordarmi, ascolta questo disco in un giorno d'inverno.
Saluti finali
Ho promesso a me stesso di non scrivere più altri testi sino a quando non tornerò ad avere la presunzione, a torto o ragione, di raccontare qualcosa d'importante, almeno per me; avere idee nuove al fine di evitare di ripetere, seppure con parole diverse, qualcosa di già scritto negli ultimi anni; avere un'emozione così grande da sentire il bisogno di esprimerla; avere bisogno di ricordare qualcuno o qualcosa. Così come Lars Von Trier è stato il primo a violare le regole del suo Dogma 95, penso che tornerò molto presto. Ma non qui, non su Titoli provvisori per un romanzo postumo.
m.c.
P.S. La traccia integrale dei miei pensieri non la conosco neppure io, ma qui c'è una piccola mappa.
Non sono niente.
Non sarò mai niente.
Non posso volere essere niente.
A parte questo,
ho in me tutti i sogni del mondo.