Della responsabilità e della regola
dell'eccezione
Esistono delle frasi che mi spaventano terribilmente: lo dico per il tuo bene, spesso accompagnata da e contro il mio interesse, e in linea di principio è così! Cosa ne sai di quale sia o meno il mio, e sottolineo mio, bene? Non è forse una presunzione sostenere di parlare a favore di un qualcosa così indefinito come il bene? Quello altrui, per giunta! Cosa ti fa immaginare di essere il mio advocatus, ovvero la persona chiamata a difendere i miei interessi? E quale interesse più grande se non il bene?
Ognuno può salvare solo se stesso, mi insegnò anni fa un missionario comboniano, in prima linea per la difesa dei diritti degli immigrati di Castel Volturno. Peccato che, pochi minuti dopo, chiese se volessi confessarmi. Deformazione professionale, forse.
Comprendo che ti stia chiedendo cosa c'è di tanto
sbagliato in questo. Un genitore vuole il bene dei propri figli, ad
esempio. È normale che sia così. O almeno dovrebbe essere la norma.
Ora, pur tralasciando il disposto dell'articolo 147 del codice
civile, che pone come obbligo a carico dei coniugi anche il rispetto
delle inclinazioni naturali e aspirazioni dei
figli, la vera questione concerne il senso di responsabilità.
Sino a quando delegheremo ad altri la realizzazione del nostro bene, per quanto sia consapevole della difficoltà nel circoscriverne il concetto stesso, non ne saremo mai davvero responsabili. Perché è appunto un atto di responsabilità nei confronti di se stessi operare delle scelte che siano allineate al nostro autentico modo di sentire, alle nostre inclinazioni naturali e alla legittima aspirazione al ben-essere.
Ecco il senso di quell'allineamento al cuore cui ti ho accennato nel titolo. E ancora più devastante è l'effetto del già citato in linea di principio è così. Dal sedicente avvocato del nostro bene si passa ad una figura ancora peggiore in termini di presunzione: il giudice!
Delle tante lezioni imparate da mio padre grazie al suo esempio, perché è questo il modo più efficace di educare, una di quelle che ritengo più importanti posso riassumerla così: le guerre di principio sono guerre perse in partenza. Tra ciò che è realmente e ciò che dovrebbe essere, è innegabile vi sia una notevole differenza.
Difficile da accettare è che la vita dell'uomo, per il suo essere una creatura irrazionale, - cosa c'è di più irrazionale della pretesa di pensare ed agire in modo logico? - è eccezionale rispetto a qualsiasi regola. Tanto che, perdona il gioco di parole, credo valga solo la regola dell'eccezione.
Massimiliano Cerreto
P.S. Non ci sono ancora riuscito, ma spero un giorno di diventare genitore di me stesso.