giovedì 28 agosto 2014

Lucy sono io!

Dell'essere e dell'esistere tre metri sopra il modem 
 
 
dubito ergo cogito ergo sum 
(Cartesio)
 

Penso dove non sono dunque sono dove non penso
(Jacques Lacan)


Madame Bovary c’est moi, sosteneva Gustave Flaubert​, confessando così la sua immedesimazione con il personaggio di Emma. Io invece penso di assomigliare a Lucy van Pelt, ma non troppo, spero.
Già, ma chi è davvero il personaggio nato dalla matita Charles Schulz? Umberto Eco la descrive così: perfida, sicura di sé, imprenditrice a profitto sicuro, pronta a smerciare una sicurezza del tutto fasulla ma di indubbio effetto. Corrisponde al vero il profilo psicologico tratteggiato dal celebre autore italiano? 

Non sono uno psicologo, solo una persona che cerca di guardare il mondo dall'altra parte dello specchio; che trova spesso assurdo ciò che altri considerano normale; che è alla perenne ricerca dell'ovvio, a me più sfuggente del Bianconiglio. Ma non credo che Lucy sia perfida né sicura di se, anzi.

Lucy, per me, impersona quella umanità che prova a difendersi dal mondo con lo scudo dell'antipatia, che vende i propri cinque centesimi di verità al fine di rafforzare la propria visione del mondo e trovarne così conferma.
 
Concependo il mondo come un insieme di narrazioni individuali e collettive, spesso conflittuali e sovrapposte, siamo davvero sicuri che la nostra dimensione esistenziale sia non meno immaginaria e 'fantastica' della sua?

Se l'essere, nella sua dimensione naturalistica, coincide con la vita biologica e può svolgersi in un solo tempo ed in un solo spazio, quello del corpo, l'esistenza (exsistere) non risente di limiti spaziali o temporali. E neppure biologici se si pensa, ad esempio, ai personaggi di fantasia: Lucy van Pelt esiste, ma non è. Se la mappa non è il territorio, l'immagine del corpo non è il corpo stesso.

E io? E noi? Ancor prima che finissero intrappolate dalla rete, le nostre vite si svolgevano già su piani differenti, come quello del ricordo o della proiezione nel futuro, entrambi in grado di portarci altrove non solo nel tempo ma anche nello spazio. Ciò implica che la psiche attiene alla sfera dell'esistenza e non dell'essere, ma su questo tema specifico sento il bisogno di indagare ancora.

Ho meno dubbi sul fatto che infernet internet abbia ulteriormente frammentato le nostre esistenze. Ogni account, ogni foto, ogni post, ogni commento, ogni like è espressione del nostro esistere, a prescindere se tale rappresentazione sia veritiera o meno. A prescindere finanche dal dato biologico se si tengono in considerazione milioni di account di persone ormai decedute.

Cosa mi distingue allora da Lucy? Sono antipatico anche io e anche io vendo i miei 5 centesimi di verità, ma ho facoltà di dubitare dell'essere o meno un fumetto.


Massimiliano Cerreto