sabato 6 settembre 2014

Ascoltando... The Show Must Go On

Della vita versione versione remix

Me lo ricordo il periodo in cui la radio incominciò a trasmettere questa canzone. Non c'erano ancora gli mp3 e neppure i cd pirata nel 1991. Noi studenti delle superiori riuscivamo a soddisfare il bisogno di musica grazie alle cassette: la copia della copia della copia quando eravamo fortunati. E poi c'era da aspettare giorni per averle. La registrazione di un nastro richiedeva infatti il tempo dell'intera durata dell'album. Senza contare che bisognava convincere l'amico di turno a farla!  

Non si trattava di mancanza di volontà vera e propria. È che la vita di un adolescente è già complicata di suo. Non bastano i brufoli, gli ormoni impazziti, i compiti svogliati come le carezze cantate da De André e le varie forme più o meno gravi di bullismo. A ciò bisogna anche aggiungere il tipico innamoramento a tempo perso. 
Nel curriculum affettivo di un uomo, anche se spesso si tende a non menzionarlo per non fare cattiva figura, non può mancare questa esperienza altamente formativa. Se è tipico dell'età perdere la testa per la ragazza che cambia fidanzati con la velocità di un pit stop di formula uno, altrettanto tipico è che la fanciulla in questione per te decida di fare un'eccezione. Ai suoi occhi, infatti, sei diverso dagli altri, sei così importante da volerti come amico! Guai a rovinare un sentimento tanto puro con il sesso. Inutile ricordarle che non sei suo fratello. Perché è così che ti vede, anche se non indossi il saio e non hai fatto voto di castità. Ma la cosa grave è che sono figlio unico!

Pensandoci, è davvero difficile rimpiangere qualcosa dell'adolescenza, ad eccezione della potenza sessuale dei 17 anni. Ora, in un rigurgito di autolesionistica sincerità, ammetto che fosse del tutto sprecata. Mi fermo qui perché non è elegante parlarne. Non sarebbe neppure elegante discutete di soldi, ma ricordo ai più giovani, abituati all'iPod da svariati giga di memoria, che una cassetta costava circa 5000lire e poteva contenere circa 90 minuti di musica, ovvero una ventina di brani pop circa. Esistevano anche quelle da 120 minuti, ma il nastro era molto sottile e si rovinava facilmente al passaggio della testina. E poi c'era il solito stronzo che, per la copia, ti chiedeva 10.000lire: si faceva pagare per il 'lavoro'!

A dire il vero, bastardaggine del compagno di scuola a parte, considerato il costo che avevano i cd di allora, - dalle 20.000 alle 30.000lire - l'investimento aveva senso solo se la copia avveniva da digitale ad analogico. E poi 10.000lire corrispondevano alla mia intera paghetta settimanale! Dato il budget a disposizione, preferivo risparmiare per poter comprare gli album originali dei Genesis sperando che la radio trasmettesse le altre mie canzoni preferite. Come questa dei Queen, ad esempio. 

(Nota: Nessuno dei compagni di scuola mi ha mai chiesto una copia di un disco dei Genesis. Ero l'unico a cui piacessero.)


Ed è come una copia della copia che mi sento anche io oggi. Ogni giorno infatti faccio i conti con una massa critica di pensieri acritici e non originali da cui mi sento sommerso. Non voglio poi tanto, in fondo. Non cerco il pensiero originario, che sarebbe poi come mettersi in cerca di Dio, aristotelico motore immobile. Per chi ci crede, in Aristotele intendo.  
È che ogni tanto mi piacerebbe imbattermi, fosse anche solo per caso, in qualcosa di davvero originale. In questo status, ma senza faccine di facebook che lo possano esprimere, finisco con il percepire me stesso e gli altri come la copia di mille riassunti, giusto per rimanere in tema di citazioni.

Lo ammetto: proprio non ci riesco ad accettare di trovarmi in una sorta di versione remix dell'esistenza, dove i contenuti vengono mischiati insieme, nel reale come nel virtuale, da noi utenti della vita 2.0. Musica, immagini, parole, emozioni: tutto omogeneizzato! Il sapore alla fine è sempre lo stesso, e ancora più grave è che si tende a rendere digeribili alle masse cose che dovrebbero essere invece sputate fuori. Sarebbe bello se il pensiero non fosse unico e massificante appunto. Forse sono in ritardo per una lavanda gastrica, certo è che lo spettacolo deve continuare ad andare in onda, 24 ore su 24, a monitor unificati, con l'illusione che non ci sia nessuno a tele-comandarci.

Massimiliano Cerreto 



Empty spaces - what are we living for
Abandoned places - I guess we know the score
On and on, does anybody know what we are looking for...
 
(Queen, The show must go on)