giovedì 20 novembre 2014

Giochi di ruolo

Essendo figlio unico, da bambino mi piaceva andare a giocare a casa di un'amica perché aveva due fratelli più grandi e tanti amici. Ricordo le partite a Monopoly e una volta che mi fece arrabbiare. Avevamo acquistato tante proprietà, ma c'era pochissimo contante in cassa. Perdemmo perché non volle conteggiare il valore dei possedimenti, compresi gli alberghi di Parco della Vittoria.
 
Bambini, ecco cosa eravamo. Bambini cresciuti, adesso. Lei bene, e poi ha due magnifici maschietti che adoro, io forse non tanto. Sarà che non ho mai dato reale valore ai possedimenti, finendoli per svendere in cambio di pochi centesimi di consenso? Sarà che ho voluto mantenere a tutti i costi un ruolo che, come tale, non era destinato ad essere che un momento di una storia immaginaria e immaginata?

Ho cambiato i vestiti da indossare in società tante volte, ma questa cosa di essere un blogger incomincia a starmi stretta. Non vorrei fosse per colpa dell'ego ingrassato troppo in questi mesi. Così, spogliandomi un'altra volta, e non sarà neppure l'ultima, metto via anche questi abiti. Almeno nelle intenzioni, Titoli provvisori per un romanzo postumo, più che un blog, sarebbe dovuto essere un contenitore di testi per celebrare la memoria dell'ego virtuale, non alimentare quello reale.
 
Bisogna essere nudi per fare il bagno. E ho voglia di lavare via l'odore di sogni andati a male, vivere al netto di pensieri ormai tarati sull'idea di un me stesso che non è più e non ha più senso di esistere. Forse ho preso troppo sul serio il ruolo di un gioco che è arrivato alla fine. Tutto qui. Inizia una nuova partita. No, il funghetto lo voglio io...

Massimiliano Cerreto