venerdì 25 luglio 2014

Traum

 
Del sogno e del risveglio 
 
Nero, viola, blu, grigio, bianco: veli che cadevano via via davanti ai suoi occhi. Camminava sospesa nel vuoto, nel tempo capovolto, circondata dai ricordi di tutti i futuri possibili. Poteva riconoscere i suoi nipoti, e osservarsi anziana mentre raccontava loro le favole. Poteva riconoscere suo figlio, e il giorno in cui le disse che sarebbe diventata nonna. Poteva riconoscere, sì, anche ciò che non aveva ancora vissuto. 
D'improvviso, senza che potesse accorgersene, sei uomini vestiti di rosso le si avvicinarono. Fu così che, senza una ragione, le apparve la porta. Attraversala!, urlò il primo, e così il secondo, il terzo, il quarto e il quinto. Il sesto le bendò gli occhi e la spinse in avanti. Erano reali quanto le parole di uno scrittore o le promesse degli amanti, ma ebbe paura ugualmente.
E il rosso divenne il sangue che le scorreva nelle vene.
E il rosso divenne la terra su cui adesso poggiavano i suoi piedi.
E il rosso divenne l'animale ferito in un angolo della mente.
E il rosso divenne la corsia d'ospedale in cui era stata portata.
E il rosso divenne il letto su cui giaceva immobile.
E il rosso divenne lo sguardo muto del medico.
Attraversa la porta, fallo adesso, oppure non potrai più tornare indietro, era la sua voce a parlare questa volta, ma come se l'ascoltasse provenire da lontano. Nessuna maniglia. Nessuna serratura. Solo simboli che non riusciva a decifrare su quella dannata porta.
Arrivò il vento.
Arrivò il mare. 
Arrivò il fuoco.
Arrivò l'albero.
Potrai andare via quando saremo uno, dissero il vento, il mare, il fuoco e l'albero. E allora poggiò le mani sulla porta diventando una cosa sola con il tutto, e finalmente i suoi occhi si aprirono.  
 
Massimiliano Cerreto 
 
P.S. Mi piaceva l'assonanza di traum, sogno in tedesco, con l'italiano trauma.
 

René Magritte – L'assassino minacciato (1926)