mercoledì 3 settembre 2014

Inferno interno notte - Parte 2


- Storia del napoletano che insegnò la felicità al diavolo -



Riassunto della puntata precedente. Antonio Esposito, parcheggiatore abusivo e venditore di cd pirata, è finito all'inferno. Il Capo in persona, in corna e ossa, lo ha voluto incontrare per studiare il segreto della felicità dei napoletani. Si sa, lui odia la felicità. Riuscirà il nostro eroe, proprio grazie alla sua napoletanità, a fuggire dalla diabolica morsa? Scopritelo dopo la pubblicità!


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La pubblicità è interminabile all'inferno, questo lo sapete già, ma adesso è tempo di passare alla storia! Le note della canzone di Pino Daniele si spandono all'interno della caverna del Capo, merito anche del suo impianto stereo da urlo. Peccato che i gusti musicali del cornuto siano un tantino differenti.

Il Capo: Basta con questo strazio! Non sopporto i mandolini! Mi ricordano di quando cantavo nel coro degli angeli...
Antonio Esposito: Scusate capo, ma allora siete pure voi un cantante? Strano, nella borsa non lo tengo il vostro ciddì. Eppure ce li ho a tutti quanti. Sapete, la clientela a Napoli è molto esigente...
Il Capo: Basta con queste idiozie! Io ero l'angelo più bello!
Antonio Esposito: E non vi arrabbiate, che poi vi vengono le rughe sulle corna. A proposito, ma come è successo l'incidente?
Il Capo: Quale incidente?
Antonio Esposito: Ma come, avete detto che eravate così bello prima...
Il Capo: Insolente! Sapessi quante persone ho trascinato qui all'inferno, e per molto meno...
Antonio Esposito: Ma perché, non ci siamo già all'inferno? Io lo dicevo per aiutarvi e questo è il ringraziamento? Dove abitavo prima, sotto al palazzo mio, al piano terra, ci sta una signora. Vabbuò proprio signora non è. È nu poc zoccola. Si chiama Titina. Il marito vende il pesce congelato al mercato di Pozzuoli. Scusate se apro una parente, ma bisogna essere esperti per accattare il pesce. Vi dicono che è fresco, ma nun è over! Non sempre, ci sta pure quello buono, per carità...
Il Capo: Non pronunciare quella parola in mia presenza, mai più!
Antonio Esposito: Scusate vostra maleficenza, non sapevo che non vi piacesse il pesce.
Il Capo: Imbecille, non parlavo del pesce, ma della carità...

- Un fulmine distugge il costosissmo e potentissimo impianto stereo del cornuto -

Antonio Esposito: Mamma mia bella, si è appicciato pure il ciddì di Pino: era l'ultima copia rimasta. Lo dico io che con quello del piano di sopra non bisogna scherzare. Vabbuò, non ci pensiamo, tanto la musica la tengo dentro al cuore. Allora, vi stavo parlando di Titina. Vedete, per arrotondare lo stipendio del marito, si era fatta un corso per lavorare come estetista. A mia figlia, per il giorno del matrimonio, le ha truccato la faccia che sembrava una bambola di porcellana. Tiene le mani d'oro Titina, e non solo le mani. Capite a me (sorridendo in modo malizioso)...
Il Capo: Male, volevo dire bene, vedo che siete lussurioso, un peccato che ammiro nelle anime.
Antonio Esposito: Lussuria? Je nun tengo na lira: quali lussi e lussi!
Il Capo: Di questo problema mi aveva già accennato Bersalenzi, il demone alla reception. A Napoli avete ancora le lire? Eppure ho impiegato anni per progettare l'Euro...

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Il Capo: Maledetti pubblicitari! Quante volte devo ripetere che non devono interrompermi quando parlo?
Antonio Esposito: Certo che siete 'ncazzus assaje. La vita la dovete prendere come viene altrimenti vi fate il sangue amaro! Jamm, vi faccio nu bellu cafè e poi dite tutto a Tonino vostro...

Ah, che bellu ccafe`
sulo `n carcere `o sanno fà
co' `a recetta ch'a Cicirinella
compagno di cella ci ha dato mammà

(Fabrizio De André, Don Raffaè, Le Nuvole, 1990)


Massimiliano Cerreto, napoletano