martedì 14 ottobre 2014

Ho bisogno di altro e di oltre!

Della versione felice di se stessi

C’è qualcosa che non va in me.
Voglio soltanto vivere con l’intimo io del prossimo.
Di esso solo mi curo.
Odio vedere la quotidianità della gente,
le loro maschere, le loro falsità, la loro resa al mondo,
la loro somiglianza agli altri, la loro promiscuità. 
(Anaïs Nin, La voce)

Mi piacciono le persone. O, almeno, suscitano in me ancora della curiosità. Penso alla ragazza del negozio di telefonini, un misto di gentilezza e rassegnata incazzatura; al riparatore di biciclette costretto dagli eventi a lavorare per strada; all'uomo che ho visto grattare e perdere la propria fortuna fumando una sigaretta dopo l'altra. 

Sai, quando sono fuori casa, mi sento un po' come Mork, un alieno in missione sulla Terra per studiare il genere umano. Orson, rispondi Orson. Nulla, a me non risponde mai. Al diavolo Orson! E al diavolo anche chi attira l'attenzione gettandoti addosso il proprio dolore. Sono cattivo? Forse. Certo è che di questa sofferenza non sono né la causa né la soluzione.
 

La curiosità non basta, quindi. E soffoco a respirare il malessere altrui, di chi non ci prova neppure a raccontare la versione felice di se stesso. Cosa è più grave, il reato di occultamento di scheletri nell'armadio oppure vampirizzare il tempo, le energie e le emozioni altrui? Non so tu, ma ho bisogno di altro e di oltre.

Massimiliano Cerreto

P.S. Chi chiagne fott 'a chi ride (proverbio napoletano)