mercoledì 15 ottobre 2014

My mother & I

Dell'armonia e della bruttezza

Mamma è stata un'insegnante delle scuole materne molto brava, almeno a detta dei genitori, ma con un solo rimpianto: l'essere riuscita a educare generazioni e generazioni di bambini, ma non me. Almeno questa è la sua versione della storia.
 

Ufficiosamente, credo sia solo la vita a poterci educare e, per fortuna, ha un grande senso dell'umorismo. Anche mia madre, in realtà. Sarebbero entrambe insopportabili, altrimenti. Non ho memoria di quando è stata la mia maestra, il primo anno di asilo. Ricordo invece di una volta che andai a trovarla a scuola.
 

Erano i tempi delle medie e cominciavo a manifestare i sintomi di una malattia da cui non credo di essere guarito: l'adolescenza. Nell'aula era rimasto un bambino brutto, con un forte strabismo, gli occhiali spessi e una mamma bellissima. Percepivo un contrasto così forte da stare male, soprattutto perché non potevo fare nulla per cambiare le cose.
Per gli antichi greci vi era un rapporto molto stretto tra l'estetica e l'etica: non tutto ciò che era bello era anche buono, ma il giusto era anche bello. E trovavo profondamente ingiusto che un bambino dovesse essere brutto. Anzi, credo ancora oggi sia un insopportabile ossimoro.
 

Il piccolo giocava per terra con una trottola, ma sentivo la sua solitudine e un senso di distacco dalla madre. In quell'aula c'era come la presenza di un rifiuto. Come posso, io che sono così bella, aver dato alla luce qualcosa di così brutto?, pensavo pensasse. Giocaci un po' insieme, disse la mia di madre, che comprese il disagio. Presi la sua trottola e la feci rotolare verso di lui, ma non bastava: non ero in pace con me stesso, non era abbastanza per armonizzare l'universo.
 

Anni dopo, ai tempi del liceo, il professore di filosofia mi prestò L'armonista, libro di Giorgio De Simone. Ecco, da grande mi piacerebbe fare l'armonista, pensai dopo averlo letto, ma non ci sono mai riuscito. Invece ho incontrato persone dissonanti, così tante da finire col sentirmi anche io una nota blu, il colore preferito sin da bambino. Perché la bruttezza, quella vera, oggi lo so, è nel modo in cui si sceglie di colmare i propri vuoti.

Massimiliano Cerreto


Francesca Woodman, Zig zag